SOCIAL FREEZING: COSA E'?
Quando si parla di orologio biologico nella donna ci si riferisce alla capacità del corpo femminile di riprodursi e di dare una nuova vita. Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una emancipazione femminile che ha fatto slittare l'età della prima gravidanza dopo i 35 anni, e a volte anche dopo i 40 anni. Questo ci ha posto davanti al dilemma della difficoltà ad ottenere facilmente una maternità in maniera spontanea. La fertilità di una donna, infatti, si riduce drasticamente dopo i 35 anni di età. Ma oggi le donne hanno la possibilità di preservare la possibilità di diventare mamma in età più avanzata conservando i propri ovociti attraverso il social freezing. Pratica già da anni molto diffusa nel Regno Unito e in Spagna, è ora possibile anche su territorio Italiano.
La riserva ovarica è la capacità che ha l'ovaio di produrre ovociti che, una volta fecondati, possono generare embrioni. È geneticamente determinata e decresce progressivamente con l'età della donna. La riserva ovarica può essere ridotta in seguito patologie, come per esempio l’endometriosi, o ad interventi chirurgici come l'asportazione di un ovaio per cisti ovariche, torsioni o patologie tumorali, o in seguito a radioterapia della pelvi conseguente a tumori (per esempio linfomi). Per poter procreare sono necessari un giusto quantitativo di ovociti e una buona qualità ovocitaria. Con il passare degli anni si riduce la quantità di ovociti e la loro qualità con conseguente riduzione della possibilità di concepire spontaneamente, con un conseguente aumento del rischio di aborto e della possibilità di concepire feti con patologie cromosomiche.
Il social freezing è la crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale e può essere considerato una terapia dell'infertilità futura. Consiste nello stimolare la donna con gli ormoni per farle produrre ovociti che vengono poi prelevati chirurgicamente e congelati attraverso un processo di vitrificazione. Gli ovociti così conservati possono essere utilizzati in un futuro qualora non si riesca a concepire in maniera spontanea. È una tecnica già utilizzata da anni in tutte quelle donne che devono sottoporsi a chemioterapia per un tumore o a radioterapia della pelvi o ad interventi demolitivi sulle ovaie. Viene anche utilizzata nelle pazienti che hanno una riserva ovarica bassa in giovane età e nelle donne con endometriosi massiva. La stessa tecnica oggi può essere utilizzata dalle donne che, per motivi personali, vogliono preservare la fertilità e ricercare una gravidanza più avanti nel tempo, e che vogliono avere la possibilità di utilizzare i propri ovociti qualora avessero delle difficoltà nel concepimento naturale per riduzione della fertilità.
Il congelamento degli ovociti avviene secondo un protocollo specifico molto simile a quello previsto per la fecondazione assistita o in vitro. La donna viene sottoposto ad una terapia farmacologica per la fertilità che le fa produrre un giusto quantitativo di ovuli (sono necessari circa 15 ovociti) che vengono poi prelevati con un piccolo intervento chirurgico per via vaginale e crioconservati per preservarne l'integrità. La conservazione degli ovociti in Italia è possibile per 10 anni ma in realtà ci sono delle tecniche di vitrificazione (cioè di congelamento) che possono conservare gli ovociti a tempo indeterminato e questo permetterebbe così alla donna di poter decidere come gestire la propria fertilità. Considerate che ci sono donne che congelano gli ovociti anche a 16-17 anni per la presenza di patologie e che magari dopo 10 anni non sono ancora in grado di stabilire se li utilizzeranno o meno.
La donna che decide di sottoporsi ad una conservazione ovocitaria per motivi personali deve contattare un centro di procreazione medicalmente assistita che se ne occupi. Purtroppo è una procedura che oggi è possibile solo privatamente con un costo che si aggira intorno ai 2500-400 euro. E’ possibile la crioconservazione ovocitaria attraverso il sistema sanitario nazionale solo in casi particolari quali pazienti oncologiche (in tutti i centri), pazienti con una riserva ovarica bassa (solo in alcune regioni). La donna viene sottoposta ad una serie di esami per valutare la sua riserva ovarica (ecografie transvaginali per la conta dei follicoli antrali e il dosaggio di AMH o ormone antimulleriano e FSH). Viene quindi sottoposta ad una terapia di stimolo per farle produrre ovociti, verrà sottoposta ad ecografie seriate (monitoraggio ecografico dell'ovulazione) e, una volta raggiunto un numero sufficiente di follicoli, viene sottoposta ad piccolo intervento chirurgico per aspirare gli ovociti che vengono poi congelati. Quando la donna vorrà gli ovociti verranno scongelati, fecondati con il liquido seminale del partner, e gli embrioni così prodotti vengono trasferiti in utero. Per poter utilizzare gli ovociti senza un partner ma con il liquido seminale di un donatore, la procedura deve essere eseguita all’estero perché in Italia non è permessa.
Questo è il motivo per cui io consiglio alle mie pazienti interessate al “social freezing” di rivolgersi a strutture estere, nella vita non si sa mai!
Considerando che la fertilità si riduce progressivamente a partire dai trent'anni in poi, è consigliabile procedere alla crioconservazione degli ovociti prima dei 35 anni di età. In questo modo si possono ottenere un numero di ovociti superiore ma anche di buona qualità aumentando così la probabilità di successo di una futura gravidanza. La donna che si approccia al social freezing lo fa in via precauzionale per poter avere un domani la garanzia di diventare mamma con i propri ovociti e non attraverso l'utilizzo dell’ovodonazione (utilizzando gli ovociti di un’altra donna). E’ consigliabile avere una gravidanza prima dei cinquant'anni di età ma non c'è un limite per poter utilizzare gli ovociti congelati.
I rischi a cui si va incontro sono legati alla procedura di stimolazione e prelievo ovocitario ma sono minimi rispetto al beneficio che si può avere. Quella del social freezing è una tecnica ormai standardizzata e applicata già da tanti anni alle donne con patologie oncologiche per le quali è prevista spesso anche la conservazione del tessuto ovarico che viene prelevato con un intervento chirurgico di laparoscopia.
Non abbiamo ancora dei dati reali sulla efficacia della conservazione degli ovuli in quanto le donne che ricorrono a questa procedura sono ancora poche e sono ancora scarsi gli studi scientifici a riguardo. In linea generale il processo di vitrificazione presenta un tasso di sopravvivenza medio intorno all’85% e la percentuale di successo legata alla fecondazione da ovuli congelati è intorno al 75%, mentre il tasso di gravidanze ottenute da embrioni sottoposti a congelamento è intorno al 15 20%, di poco inferiore a quella che si ottiene da ovociti a fresco.





